giovedì 26 marzo 2009

in Inghilterra si fa "media education"

(da un articolo di Guglielmo Rubini)
Il periodo vittoriano? La seconda guerra mondiale? Meglio imparare a gestire un profilo sui social-network o modificare una voce di Wikipedia.
Dall’Inghilterra arriva una proposta di riforma dell’insegnamento nelle scuole elementari che porterà una ventata di tecnologie nelle aule delle elementari. E scatenerà inevitabili polemiche.

Nel nuovo curriculum ideato da Sir Jim Rose si fa infatti esplicito riferimento allo sviluppo di competenze nel campo dei social media. Durante i cinque anni di educazione primaria, gli studenti dovranno diventare familiari con i podcast e il blogging, oltre a saper utilizzare Wikipedia e Twitter come fonte di informazione. Inoltre dovranno essere fluenti nella scrittura al computer così come nell’utilizzo di software di spelling e auto-correzione, oltre che nell’utilizzo di strumenti come Facebook e altri social network.

Non è la scuola delle 3 I tante volte annunciata in Italia, ma ben di più. Perché per la prima volta viene sottolineata l’importanza di sviluppare competenze nell’area della media-education. Così come da tempo ripete lo studioso Henry Jenkins, secondo cui, se non si avvia un vasto programma di alfabetizzazione digitale, si rischia di dar vita ad una nuova forma di digital-divide, non più basata su chi ha accesso (o meno) alla banda larga, ma su chi sa utilizzare (o meno) gli strumenti online come mezzo di espressione e cittadinanza attiva.

Ovviamente la proposta ha già scatenato un fiume di polemiche, tra chi parla di “cedimento alle ultime mode di Twitter e Facebook” a chi denuncia la mancanza di “un impegno per una maggiore alfabetizzazione sulle materie importanti”.

Intanto però se ne parla. A cominciare da Twitter, dove un po’ tutti in queste ore stanno salutando Jim Rose come un eroe. Altro che l’Italia, dove i politici nostrani non sembrano ancora essere sfiorati dal problema. E, al limite, a tenere banco è il dibattito sull’importanza del 5 in condotta.

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