lunedì 30 marzo 2009

e-book VS libro

Non mi ritengo ne "apocalittico ne integrato" nei confronti delle tecnologie. per quanto riguarda gli e-book sono sicuro che dovranno avere uno spazio nel prossimo futuro. Saranno strumenti nuovi che non somigliano affatto ai libri e che non dovranno ai libri essere paragonati.Avranno e già hanno una loro originale struttura narrativa, fatta di colori movimento suoni adattabilità facilità di utilizzo, saranno veicolo di ipertestualità e ipermedialità.
per questo voglio lasciarvi un frammento di Petrarca sui libri, che sono e saranno sempre un'altra storia.

"Non riesco a saziarmi di libri.
E sì che ne posseggo un numero
probabilmente superiore al necessario;
ma succede anche coi libri come
con le altre cose: la fortuna nel cercarli
è sprone a una maggiore avidità
di possederne. Anzi coi libri si verifica
un fatto singolarissimo: l'oro, l'argento,
i gioielli, la ricca veste, il palazzo
di marmo, il bel podere, i dipinti,
il destriero dall'elegante bardatura,
e le altre cose del genere, recano con sé
un godimento inerte e superficiale;
i libri ci danno un diletto che va
in profondità, discorrono con noi,
ci consigliano e si legano a noi con una
sorta di famigliarità attiva e penetrante"
Da una lettera di Francesco Petrarca a Giovanni Anchiseo

Riflettendo su "editing Multimediale"

Riflettendo sul corso di editing multimediale e sulle nostre comunicazioni e condivisioni devo proprio affermare che noi studenti IUL non avevamo mai prodotto tanto scambio comunicativo come questa volta.

Di certo non perchè nei precedenti insegnamenti non abbiamo avuto stimoli o occasioni.

Ebbene, amici, perchè questa produzione significativa di contenuti è venuta fuori adesso,

* perchè siamo diventati più bravi nell'uso delle tecnologie? forse.
* perchè siamo interessati all'editing multimediale? anche questo ha inciso
* perchè Andreas ha usato una strategia coinvolgente? certamente


Tutti buoni motivi questi, ma il motivo fondamentale è, secondo me, un altro.

Penso che l'essere usciti fuori, l'aver sperimentato il web 2, aver abbandonato l'ambiente IUL che per quanto possa essere ricco è sempre un ambiente chiuso e direi poco interattivo, e in questo senso non parlo dei nostri interessantissimi sincroni del venerdì, che sono diventati un appuntamento settimanale, perchè anche quelli sono chiusi ed equivalgono alle nostre classi Breeze, ma mi riferisco alla grandissima quantità di senso e significato, di conoscenza e condizioni di innesco che abbiamo costruito con i nostri blog e con gli altri strumenti sociali della rete.

Dunque è del tutto evidente che pur non essendo Digital Native siamo riusciti a sperimentare quell'ambiente di apprendimento che dovremmo costruire nelle nostre classi, con i nostri ragazzi.

Siamo passati dalla classe alla classe 2.0

second life: un altro mondo è possibile

Volete visitare la Cappella degli Scrovegni o la torre Pisa...in 3D bene allora collegatevi a second life. sotto il video che espone questo territorio virtuale ricco di sorprese educative


weblog ergo sum


CrisMa_Lab: Weblog Ergo Sum from cristianmazz on Vimeo.

Rivoltella: La Lim In Prospettiva Didattica

L'intervento cerca di inquadrare l'uso didattico della LIM a partire dal duplice rischio di far prevalere la
tentazione del determinismo tecnologico (la LIM come panacea dei mali della didattica e strada verso il
futuro per la scuola) e di una sua appropriazione secondo il frame operativo della lezione 1.0 (la LIM come
super-strumento di arrpresentazione che affianca il docente nella sua didattica frontale).
Per uscire da questa doppia impasse si procede alla comprensione didattica dello strumento e dei suoi usi
secondo un duplice frame e una duplice strategia.
I due frame sono quello drammaturgico e quello percettivo. Essi consentono di incorniciare la didattica della
LIM in una prospettiva teatrale (attraverso il lessico e la dimensione performativa) muovendo da una nuova
centralità della dimensione tattile, più in generale corporea.
Le due strategie sono quelle che si organizzano attorno alla duplice idea della classe-laboratorio e della
comunità di apprendimento.

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domenica 29 marzo 2009

blog didattici

http://blogdidattici.splinder.com/

può la scuola ignorare tutto questo?

Un video dalla versione italiana di Current TV

web 2.0 per i piccoli

Amici visitate questo sito kerpoof è veramente delizioso.















il sito è completamente interattivo, mette a disposizione dei bambini una serie di strumenti per creare.

disegni storie storytelling e tanto altro


c'è da divertirsi e da fare

sabato 28 marzo 2009

una metafora per il WEB 2

oggi un caro amico ha postato su facebook

Quando il fine è annebbiato dal mezzo:
parlare di Web 2.0 fermandosi alle tecnologie o eccitandosi sulle piattaforme usate è come parlare della civiltà del treno limitandosi alla qualità dell'acciaio dei binari o alla tappezzeria delle carrozze, ma ignorando la gente che li usa: un mondo sterminato fatto delle singole storie, dei gusti, delle gioie e dei tormenti di cui ciascuno è portatore. (Raffaele Barberio)

mi sembra una riflessione molto interessante.

parafrasando McLuhan non facciamo che il mezzo diventi il messaggio, ma piuttosto pensiamo alla rete come al Rizoma di Deleuze, un luogo dove si intersecano millepiani (mille plateaux) e si costruiscono concetti e si realizza quel processo che si chiama noosfera.

giovedì 26 marzo 2009

L'intervento di Sir Ken Robinson sulla importanza della creatività in una scuola globale


Ken Robinson - Do Schools Kill Creativity? from Andrea Benassi on Vimeo.

l'importanza della creatività in una scuola globale, di stampo ottocentesco, che forse non è più in grado di preparare le nuove generazioni ad un futuro che cambia troppo velocemente per essere incasellato in stretti modelli da era industriale.

Sir Robinson, esperto di creatività e innovazione nell’educazione scolastica, parla di temi importanti per tutti noi in questi tempi:

•la difficoltà di fare previsioni
•la straordinaria importanza della creatività per affrontare il nuovo e l’imprevisto
•la capacità dei bambini di essere aperti all’innovazione
•l’importanza di tollerare un margine d’errore per innovare
•come, sempre più, la ricchezza e completezza della persona sia necessaria al suo essere professionista
•la scuola e la società hanno parametri e valori troppo angusti per far emergere talenti
•l’inflazione e svalorizzazione della laurea
•ripensare il concetto di intelligenza: variegata, transdisciplinare
•una ecologia delle capacità umane
Per concludere, anche in questo interessante intervento emerge l’importanza della transdisciplinarietà come la principale strategia per formarci, prepararci e interpretare la tipologia di cambiamenti in atto, così Robinson parla della creatività:
LA CREATIVITA’ E’ IL PROCESSO IN GRADO DI PRODURRE IDEE ORIGINALI CHE HANNO UN VALORE, IL QUALE, IL PIU’ DELLE VOLTE, PASSA ATTRAVERSO L’INTERAZIONE DI DIVERSI APPROCCI DISCIPLINARI. (fonte: Ibridazioni)

in Inghilterra si fa "media education"

(da un articolo di Guglielmo Rubini)
Il periodo vittoriano? La seconda guerra mondiale? Meglio imparare a gestire un profilo sui social-network o modificare una voce di Wikipedia.
Dall’Inghilterra arriva una proposta di riforma dell’insegnamento nelle scuole elementari che porterà una ventata di tecnologie nelle aule delle elementari. E scatenerà inevitabili polemiche.

Nel nuovo curriculum ideato da Sir Jim Rose si fa infatti esplicito riferimento allo sviluppo di competenze nel campo dei social media. Durante i cinque anni di educazione primaria, gli studenti dovranno diventare familiari con i podcast e il blogging, oltre a saper utilizzare Wikipedia e Twitter come fonte di informazione. Inoltre dovranno essere fluenti nella scrittura al computer così come nell’utilizzo di software di spelling e auto-correzione, oltre che nell’utilizzo di strumenti come Facebook e altri social network.

Non è la scuola delle 3 I tante volte annunciata in Italia, ma ben di più. Perché per la prima volta viene sottolineata l’importanza di sviluppare competenze nell’area della media-education. Così come da tempo ripete lo studioso Henry Jenkins, secondo cui, se non si avvia un vasto programma di alfabetizzazione digitale, si rischia di dar vita ad una nuova forma di digital-divide, non più basata su chi ha accesso (o meno) alla banda larga, ma su chi sa utilizzare (o meno) gli strumenti online come mezzo di espressione e cittadinanza attiva.

Ovviamente la proposta ha già scatenato un fiume di polemiche, tra chi parla di “cedimento alle ultime mode di Twitter e Facebook” a chi denuncia la mancanza di “un impegno per una maggiore alfabetizzazione sulle materie importanti”.

Intanto però se ne parla. A cominciare da Twitter, dove un po’ tutti in queste ore stanno salutando Jim Rose come un eroe. Altro che l’Italia, dove i politici nostrani non sembrano ancora essere sfiorati dal problema. E, al limite, a tenere banco è il dibattito sull’importanza del 5 in condotta.

lunedì 23 marzo 2009

New media e ambiente di apprendimento

“… da vent’anni, sotto i nostri occhi, il mondo s’è trasformato: la pratica corrente della corrispondenza e del telefono, l’impiego universale della bicicletta, dell’automobile, del treno, del cinema e della radio, cambiano radicalmente, nostro malgrado, la formazione e il comportamento dei nostri fanciulli. Basta guardare durante l’estate, quest’esodo della popolazione verso i mari o le montagne, quelle migliaia di tende, quelle file ininterrotte di biciclette, motociclette, automobili, camions, per rendersi conto che qualche cosa di profondo è cambiato nella vita della nostra società. La scuola non può più essere oggi quella di ieri: non può formare il piccolo contadino rimanendo nel ristretto del suo ambiente come formava tempo fa i campagnoli confinati nel piccolo villaggio”
(C. Freinet, Vence, ottobre 1949)

Quando si parla di media o mezzi di comunicazione si è sempre costretti a fare molte distinzioni; le parole che li designano, infatti, sono tutte molto ambigue. Fra le tante distinzioni possibili quando si parla di media, ne prendo una, si tratta della distinzione fra media intesi come tecnologie e media intesi come forme di comunicazione, cioè come insiemi di regole, convenzioni e forme organizzative (culturalmente, socialmente e storicamente determinate) che le persone seguono quando comunicano usando le tecnologie. Nessuno dei media contemporanei corrisponde una sola forma di comunicazione, ma tutti, vecchi e nuovi, ne permettono una molteplicità, con regole anche molto diverse.

L’informatica ha moltiplicato a dismisura le forme di comunicazione che ciascuna tecnologia permette di realizzare.

Se la comunicazione è alla base dello sviluppo culturale (che è ciò che ci rende propriamente uomini) le strutture socialmente istituite per comunicare non possono che essere viste come gli strumenti portanti di tale sviluppo.

«Il paradigma della conoscenza di oggetti deve essere sostituito dal paradigma dell'intesa comunicativa tra soggetti capaci di parlare e di agire» J. Habermas.
L'introduzione delle tecnologie multimediali, l’utilizzo progettato di strumenti audiovisivi e l'uso del computer nella didattica non possono essere ridotti a sterile fruizione audiovisiva o puro tecnicismo o a semplice alfabetizzazione informatica, staccata dagli aspetti formativi. Va recuperata, invece, la dimensione qualitativa, che vuol dire:
• attenzione alle logiche;
• possesso dei “linguaggi“;
• riflessione sugli aspetti cognitivi e relazionali;
• valenza formativa;
• padronanza delle tecniche ed “uso qualitativo“.

L'acquisizione dei linguaggi multimediali deve servire a “mediare“ un diverso rapporto con se stessi, la realtà esterna e gli altri e per poter meglio agire nel “mondo della vita“. Più che accontentarsi di una generica e preliminare didattica multimediale, si dovrà pensare ad esplorare la multimedialità nei suoi contenuti formativi e a connetterla:
o ad una didattica sperimentale, razionalmente impiantata
o all'apprendimento significativo ed autodiretto da parte dell'allievo

Dall'esperienza personale.
Nel mio secondo anno di insegnamento, dopo il fatidico anno di prova, arrivai in una scuola di provincia, l’assegnazione delle sedi avvenne con ritardo, presi servizio nel mese di ottobre, quando le lezioni erano già cominciate. Il dirigente scolastico usava accogliere i nuovi arrivati personalmente. Dopo avermi illustrato brevemente il P.O.F. e dopo avermi parlato dell’organizzazione della scuola, mi invitò a familiarizzare con l’ambiente proponendomi di andare a visitare il laboratorio tecnologico e la sala audiovisivi, prima di congedarmi mi sottolineò che avevano investito molto nelle nuove tecnologie e che le Tic erano integrate nella didattica quotidiana.

Uscii dalla stanza e mi avviai nel laboratorio informatico, la scena che mi si presentò fu questa:
un professore che spiega dalla cattedra, una cattedra diversa dal solito solo perché c’è un computer Osservando i ragazzi si vedevano gli stessi atteggiamenti che hanno durante le lezioni barbose: distratti (i computer sono messi in fila come in classe, quindi il prof non vede gli schermi), passivi, sulla soglia della catalessi. Era proprio il caso di quei laboratori in cui i professori hanno fatto installare un programma che controlla le postazioni degli allievi, bloccati a vedere la stessa immagine che c’è sul computer del professore. Ed allora eccoli lì: una ventina di sguardi inebetiti dalla stessa immagine riprodotta su tutti i monitor, ed intanto il professore si barcamena tra il ruolo di docente e quello del regista che deve comandare levette e pulsantini virtuali su un pannello di controllo che nemmeno un tecnico del suono professionista accetterebbe come strumento di lavoro.

La prima cosa che pensai fu: “ altro che integrazione delle TIC”.

Nella sala audiovisivi la situazione non era affatto diversa o meglio lo era nel senso che il docente era di fuori a parlare con un collega e i ragazzi dentro a guardare un film senza nessun interesse.
Ebbene questa situazione non era un’eccezione, per la maggior parte delle scuole italiane essere riusciti a costruire una pseudo aula-multimediale significava aver integrato le TIC nella didattica, così come per tanto tempo guardare di tanto in tanto un film significava fare cinema a scuola.

Purtroppo per molti anni i docenti si sono avvicinati alle nuove tecnologie con paura e scetticismo e spesso si sono preoccupati più dell’aspetto tecnologico (far funzionare l’hardware ed il software, realizzare un prodotto, attenzione a non perdere il lavoro fatto, tenere tutto in ordine, condividere elaborati, rispettare regole) che può anche avere risvolti didattici, ma che spesso finisce per giustificarsi in sé stesso piuttosto che per gli apprendimenti che si realizzano.

Qualche anno più tardi
Uso positivo dei Media
Quando la tecnologia e la multimedialità sono una questione di approccio alla conoscenza.

Succede di rado, ma succede che l’aula informatica diviene il luogo dell’apprendere, del piacere di apprendere. È un’alchimia strana, fatta di rigore e creatività, di fatica e soddisfazione, di gruppo e individualità. Sembrerebbero termini contraddittori, eppure se pensate alle maggiori soddisfazioni della vostra vita vedrete che spesso contemplano elementi apparentemente contraddittori.
Inizio anno scolastico, commissione per l’elaborazione di un progetto d’Istituto.

Il tema: La storia di Nocera Terinese.

Mi incuriosiva molto ricostruire la storia di questo paese, per molti anni, ancora oggi la questione non è stata risolta, si è ipotizzato che Nocera fosse nata sulle rovine di un’antica città della Magna Grecia. Poi c’era il fascino e la curiosità per il famoso rito della settimana Santa, quel rito cruento dei “vattienti” che si flagellano il corpo accompagnando la processione della Madonna. Decisi che avrei lavorato con i miei alunni e che avrei utilizzato l’aula multimediale come luogo dove realizzare il progetto. Mi fu anche affidato il coordinamento informatico del progetto.

La situazione che mi sono trovato ad osservare e vivere è quella di alunni ed insegnanti che in laboratorio si muovono – sì, proprio nel senso fisico – tra un computer e l’altro, con alcuni che discutono attorno ad una macchina, mentre altri sono chini sulla tastiera a digitare qualcosa e un compagno detta e segue sul video l’editing in corso, in un’altra postazione due discutono su qualcosa indicando col dito sul monitor. Nell’aula (sì, io questo non lo chiamo più "laboratorio", ma aula, che poi sia informatica o multimediale poco importa) c’è una grande lavagna interattiva a muro, tanti cartelloni appesi, con appunti, grafici, scritte cubitali. Qualcuno è attorno alla stampante che attende impaziente di vedere uscire un foglio da appiccicare su qualche cartellone in un posto preciso che conosce benissimo, senza bisogno della guida di noi docenti. Altri stanno digitalizzando vecchie foto e filmati per realizzare, attraverso un semplice montaggio, un piccolo film documento.

Ho provato spesso durante l’anno a contare quanti erano passivi, quanti non partecipavano, curiosavo tra i computer, quelli col monitor nascosto, e cercavo disperatamente qualcuno che giocava a solitario o navigava su internet a cercare l’ultimo kit per truccare il motorino. No niente di tutto questo. Ecco credo che quel anno abbiamo realizzato un ambiente di apprendimento positivo con l’ausilio delle tecnologie multimediali.

Oggi più che mai, con il web 2.0 e tutto ciò che esso significa, è necessario un salto di sistema.
Ecco una breve tassonomia dei possibili usi positivi dei Media in classe
• mettere disposizione degli alunni più mezzi espressivi e sfruttare le potenzialità specifiche di ogni mezzo in un’ottica multimediale
• favorire processi cognitivi di tipo associativo e flessibile (confronto tra differenti prospettive di rappresentazione della realtà)
• nelle scuole che non ne hanno ancora strutturato uno, creare un "angolo multimediale" dove sperimentare l'integrazione tra i diversi linguaggi della comunicazione
• inserire gli alunni meno motivati in classe in un nuovo contesto espressivo ottenendo maggiore interesse per l'ambiente scolastico
• dare la possibilità agli studenti di scoprire le loro attitudini con un ambiente che prevede molteplici ruoli e competenze
• sostituire l'apprendimento fine a se stesso dei linguaggi coinvolti con una attività che renda gli studenti artefici del proprio operato, li motivi alla partecipazione e alla collaborazione.
• eliminare la "sindrome del prodotto finito" che spesso induce gli insegnanti ad intervenire rigidamente sul processo creativo degli alunni per accelerare i tempi di lavoro e riportare i contenuti negli ambiti previsti.
• Favorire lo scambio comunicativo all’interno e all’esterno della classe, utilizzando la rete e il social software

venerdì 20 marzo 2009

mercoledì 18 marzo 2009

storytelling

Ecco lo storytelling che abbiamo realizzato con gli alunni.
Avendo utilizzato il software disponibile a scuola (Movie maker) la qualità audio e video lascia a desiderare, sorry.

Sceneggiatura digital storytelling




Un'esperienza in classe

Attività: digital storytelling
Soggetto:
A Nocera Terinese, il sistema festivo della Settimana Santa costituisce parte essenziale del dispositivo con cui le comunità procedono alla formazione dei loro orizzonti identitari, alla produzione delle loro fisionomie sociali, alla gestione del potere politico. Le feste e i riti della Pasqua muovono l’umanità che si aggrega e riconosce su base paesana, inducendola a compiere scelte, a elaborare strategie, a progettare materialmente e simbolicamente i suoi confini, i suoi ordini interni, i suoi rapporti di egemonia e subalternità, le sue gerarchie, spingendola ad associarsi, dividersi, entrare in conflitto, a soffrire e gioire.
Questa storia digitale, attraverso un accurata scelta di fotografie, di testi e di brani musicali ha come obiettivo quello di presentare la morfologia di queste feste e in particolare del rito dei “vattienti”, cioè le forme, le regole, la struttura interna, dalla vestizione del battente alla preparazione delle parti del corpo che saranno flagellate, dagli strumenti usati, il cardo, la rosa, il vino e l’aceto agli atteggiamenti e alla gestualità, quasi teatrale, dei vattienti, dai suoni che si sentono ai canti delle donne che accompagnano la processione, dagli sguardi fieri e devoti dei concittadini a quelli attoniti e curiosi dei visitatori, vorrei raccontare e far vivere la stessa emozione forte di chi, come me, ha assistito dal vivo all’evento, restituendone l’atmosfera visiva e sonora. Certo un emozione difficile da far vivere, vi sono elementi che sono irriproducibili, penso, per esempio, a quell’acre odore di sangue misto a vino che aleggia nelle viuzze del paese.
L’idea nasce dalle ormai quasi decennali conversazioni che in classe, insegno a Nocera Terinese, facciamo prima della settimana santa. Questo dei vattienti è uno dei pochi argomenti che stimolano e interessano pienamente i bambini, direi proprio che “ce l’hanno nel sangue”.

venerdì 13 marzo 2009

social network, connessioni e apprendimento

Abbiamo più volte detto che nel presente i luoghi dell'apprendimento si allargano. La scuola, la classe sedi di apprendimento formale, non sono più e lo saranno sempre meno gli unici luoghi in cui intenzionalmente e con un fine specifico si impara. Oggi si apprende, e nel futuro più che mai si apprenderà, attingendo alle risorse presenti nelle comunità di riferimento. Detto questo è indispensabile perdere le rigidità formali del nostro sistema se vogliamo che i nostri figli sopravvivano nel futuro globalizzato e collegato in rete. è necessario pensare a competenze per la costruzione della cittadinanza digitale.

Dunque cosa diventerà l'ambiente di apprendimento on line?

Il web sta diventando il più grande luogo di convergenza degli esseri umani e le tecnologie sociali consentono alle persone di raggiungere informazioni, conoscenza e altre persone che non sarebbero state in grado di trovare offline. Il web sta diventando un mezzo che connette coloro che vogliono imparare e coloro che sono disposti a condividere e lo sta facendo proprio utilizzando come luoghi di apprendimento informale, terzi luoghi, tecnologicamente connessi, disordinati, decentralizzati e non strutturati quali possono essere vari software sociali come i blog o i wiki e social network come facebook, ning, twitter ( in questo senso non sono d’accordo con Anna quando afferma che “…credo che si possa pensare a un social network come possibile ambiente di apprendimento online se all’interno di un gruppo costituito vengono poste delle tematiche su cui discutere, con apporti validi”, secondo me nel momento in cui si inizia a strutturare un software sociale o un social network per rispondere a esigenze educative, si comincia a farli diventare meno sociali e allo stesso tempo quello che poteva essere luogo di apprendimento informale diventa formale perché si tenta di disegnarlo o programmarlo). Un software sociale è dunque l’hub centrale per la conversazione, il dare significato, l’apprendimento e la creazione di conoscenza, è il medium che il cittadino digitale utilizza per fare cose. Rispetto a questa riflessione ritengo che si possa trovare conoscenza nel social network.

Relativamente alla questione della profilatura, il problema è complesso, in effetti lo scopo principali dei social network è quello di diffondere la propria presenza attraverso una rete digitale in modo che gli altri possano incontrare i propri interessi e risorse. Di conseguenza disegnare il proprio profilo fa si che avvenga il contatto. Inoltre esserti loggato e quindi poter essere tracciato, rispondere a domande tipo: cosa sto facendo, qual è la mia prossima azione, dove mi trovo permettono la connessione tempo, spazio e interessi in modo tale da favorire la serendipity, cioè lo scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra.

Problema direttamente connesso con la profilatura, soprattutto in social network come Facebook, è quello della privacy, diversi problemi sono sorti riguardo l'uso di Facebook come un mezzo di controllo e come una miniera di dati, oltre al profilo immesso dall’utente, il network opera una tracciabilità dell’indirizzo IP e le informazioni vengono registrate ad ogni accesso.

Concludo con una citazione che mi ha fatto molto riflettere, tratta da una intervista della rivista Second Life Magazine a Zygmunt Bauman, il sociologo della conoscenza parla di Second Life ma può essere tranquillamente riferita al social network in generale: “ Second Life è un perfetto simbolo di come oggi si possano spremere diverse vite in una sola, e di come si viva una vita che sempre ricomincia attraverso la costruzione di seconde possibilità. Se pensiamo alla precarietà delle attuali generazioni, assistiamo a una vita spremuta che non coincide o non si manifesta esclusivamente su internet o in S.L. ma, soprattutto nella realtà delle condizioni umane attuali. L’instabilità è peculiare del nostro tempo e l’individualismo è la sua ideologia. Tocca allora ai singoli decidere a quale dei molti fluttuanti e seducenti fini a portata di mano dare priorità.”

mi chiedo e vi chiedo solo ai singoli?

Un libro in pdf sul blog a scuola

Inserisco questo link al libro sul blog a scuola credo sia molto interessante.
http://www.comeweb.it/edublog_c.pdf

mercoledì 11 marzo 2009

socialnetwork del futuro (Tratto da un Blog)


Navigando in rete ho trovato questa notizia sul blog http://www.oneweb20.it/
Partendo dalla constatazione che “troppo spesso la gente usa i social network per aggregarsi e non per agire”, l’esperta di marketing Cindy Gallop, coadiuvata dallo sviluppatore Wendell Davis, sta mettendo in piedi una piattaforma Web che promette di far incontrare le buone intenzioni con gli strumenti per realizzare gli scopi prefissati.

Ne ha dato per primo notizia l’edizione americana di Wired.

Il sito, al momento ancora non utilizzabile, si chiamerà “Ifwerantheworld” (”se guidassimo il mondo”), e sarà costituito da un motore di ricerca, che i visitatori del sito potranno interrogare come se si trattasse di Google, rispondendo alla domanda “Se guidassi il mondo vorrei…”.

In base a quanto digitato, il sito suggerirà una serie di comportamenti virtuosi per raggiungere l’obiettivo. Sarà possibile anche monitorare i propri progressi, caricando sul network foto e video che documentino le azioni portate a termine, condividendo così le proprie soddisfazioni e propri meriti con la comunità.

Davvero un’idea lodevole; visto che la filantropia però di solito non rende, viene solo da chiedersi se tutto questo sia gratis o non ci sia dietro una qualche forma di ritorno economico. Secondo gli ideatori il business ci potrebbe essere: alcune aziende potrebbero sponsorizzare le buone azioni, incentivando con premi o sconti i membri del network più attivi.

Pagati per fare del bene… chi l’avrebbe mai detto?

Come è nato il BLOG

Ormai sono anni che la piattaforma di blogger è sul mercato, ma ti sei mai chiesto com'è nata l'idea? Come ha mosso i primi passi blogger? Insomma sei curioso di conoscere la storia di Blogger?

Se si, eccoti accontentato!!
Ma iniziamo dal principio, com'è nato il fenomeno blog?

La parola blog è la contrazione di web-log, in inglese: traccia su rete. Il fenomeno ha una sua data di nascita: 18 Luglio 1997, quando lo sviluppatore statunitense Dave Winer sviluppò il software che ne permetteva la pubblicazione (si parla di proto-blog), mentre il primo blog è stato ufficialmente pubblicato il 23 dicembre dello stesso anno, grazie a Jorn Barger, un commerciante americano appassionato di caccia.

Il termine blogger è stato coniato dallo stesso Barger nel suo sito personale.

La storia di Blogger - Blogspot

Nell'Agosto del 1999, in pieno boom delle dot-com, una piccola società di San Francisco, la Pyra Labs, sviluppò il CMS che nel giro di pochi anni diventerà la principale piattaforma di blogging: blogger.

La Pyra Labs non era una società di venture capital, alle sue spalle non possedeva ingenti capitali, era una semplice "azienda" formata da tre amici accomunati da una grande passione: internet!

La societa, in principio si occupava di noiosi progetti Web per grandi società che volevano fare il loro ingresso nell'universo di Internet passando dalla porta principale. Lavoro che non appagava i tre amici... e tra un progetto e l'altro, decisero di seguire un sogno, e fu in quei giorni che prese vita blogger.

Blogger partì in sordina, infatti, inizialmente rimane un progetto quasi amatoriale portato avanti dai fondatori della società più per passione che a fini commerciali, ma nel giro di pochi anni si affermò, il numero degli iscritti crebbe notevolmente, così come il l'ammontare dei costi.

Intanto, vengono progressivamente introdotte nuove funzionalità che facilitano la gestione, l'amministrazione e l'aggiornamento dei Blog, ma i costi crescono in modo esponenziale. Siamo nel 2001 e lo scoppio della bolla della neteconomy, l'attacco alle torri gemelle e la generale crisi economica finanziaria di quel periodo fanno il resto.

La Pyra Labs entra ufficialmente in crisi e rischia veramente di non farcela. I soldi scarseggiano, ma nonostante questo il servizio viene erogato con continuità e soprattutto in modo gratuito.

Nel 2002 gli affari sembrano riprendere; ma la vera svolta avviene quando la società viene acquistata, sempre nello stesso anno, da Google.

Google porta nuovi capitali, nuovo entusiasmo e nuovi progetti futuri, la pubblicità forzata viene eliminata... si riparte più forti di prima!!

Nel 2006 la piattaforma è stata profondamente rinnovata (blogger beta, ricordate?), sono state aggiunte nuove e utili funzioni per la personalizzazione delle pagine. Inoltre viene data la possibilità al blogger di poter guadagnare soldi tramite gli annunci AdSense.

Oggi blogger è un piccolo team di Google, il cui obiettivo è (ed è sempre stato) aiutare le persone a esprimersi sul Web e organizzare le informazioni da una prospettiva personale.

Attualmente si stima che Blogger ospiti tra i 15 ed i 20 milioni di Blog.

Fonti: Blogger e Wikipedia

questo video è davvero delizioso

Her Morning Elegance / Oren Lavie

Editing multimediale per la didattica

Uno dei tanti modi per utilizzare le connessioni in classe è quello di costruire dei Webquest per gli studenti.
Il webquest è un oggetto didattico che determina apprendimento in situazione, apprendimento cooperativo, costruzione di conoscenza.

ecco due buone pratiche che abbiamo elaborato alla IUL:

http://www.esseriviventi.altervista.org/

http://www.webquest.altervista.org/

martedì 10 marzo 2009

lunedì 9 marzo 2009

Aveva, davvero, ragione Don Milani, ed è sempre attuale.
Viviamo in una società che potrebbe essere, senza alcuna forzatura, paragonata ad una macchina, ad un’automobile perfetta con dentro tutte le comodità, dall'airbag, al telefono, dalla musica, al mini bar, tutto ciò che si vuole, molto veloce, sempre più veloce.
In un suo romanzo Milan Kundera, fa un paragone tra due storie d'amore, due storie di incontri tra uomini e donne; una contemporanea e l’altra ambientata nel Settecento. La seconda è un corteggiamento che dura tre giorni, mentre la prima, quella contemporanea, è quella di un rapporto consumato tra due persone che si sono appena conosciute, le quali, al loro risveglio, si scoprono insopportabilmente estranee, perché hanno bruciato tutto subito.
Ecco vi sono delle situazioni di vita che richiedono del tempo, una riflessione, perché le si conosca e le si possa affrontare. Questo tipo di saggezza abita molto poco il nostro tempo, dove gli uomini pensano in velocità, vivono in costante accelerazione. Io in genere do un grande significato al tema della lentezza. Non è vero che il mondo è più perfetto man mano che diventa più veloce. Ci sono alcune dimensioni dell'esperienza che sono possibili solo nella lentezza, dall'amore alla conoscenza. Pensare che tutto possa essere compresso, reso più rapido e veloce, è un'illusione che produce una serie di patologie.
Ebbene, la scuola, che è il riflesso della società, ha interiorizzato questo negativo mito di progresso della velocità, del tutto e subito, del più si fa meglio è, dei mille progetti e delle tante attività, del rincorrere sempre più obiettivi e meno i ritmi individuali degli alunni. Una scuola che parla di qualità come se fosse un'azienda commerciale e che come un'azienda vorrebbe organizzarsi, perdendo di vista la mission, cioè formare donne e uomini capaci di vivere, amare e soprattutto capaci di costruire significato, modificare e governare un mondo migliore.
La scuola, oggi, come affermano autorevoli studiosi, deve essere rimediata per far fronte al caos del nuovo millennio, deve favorire, come dice Andreas, il "coltivare connessioni" integrando le veloci autostrade della rete alle più lente stradine dei sensi e della mente, per far sì che tutti i soggetti che la abitano siano in permanente situazione di apprendimento. La scuola deve trasformarsi da luogo dell'istruzione a luogo della comunicazione, della ricerca, della differenza. Un luogo fisico, ma anche e soprattutto, un luogo globale che utilizzi la tecnologia non come un sussidio, cioè come uno strumento che è possibile utilizzare ma se ne può fare a meno, bensì come catalizzatore dell'azione didattica, dunque tecnologia come elemento necessario e trasparente. Riconoscere oggi questa necessità è fondamentale e indespensabile. Ebbene, non è cosa semplice, costruire questo luogo significa abbandonare l'attuale deriva e fare un salto sistemico non solo nella scuola ma nella società tutta.
Certo che partire dalla scuola è un buon inizio, considerato che da sempre è il luogo formale deputato alla formazione.
Allora dirigenti, docenti, studenti, genitori, svegliamoci è primavera, sarà dolce navigare in questo oceano dove si intrecciano storie, si pratica narrazione, si creano reti di parole, immagini, suoni, movimento, si mescolano culture, lingue, costumi, sapori, sarà bello abitare un mondo in cui gli uomini che si incontrano alla frontiera reale o virtuale possano guardarsi non come se fossero immagine deforme di sé stessi, ma come ciascuno che ha una propria storia da raccontare e che l’altro piacevolmente ascolta. Mi piacerebbe tanto essere uno dei contadini di quest'orto.

domenica 8 marzo 2009

qualcosa di me

Ciao a tutti, sono Pierluigi, ho 46 anni, vivo a Lamezia Terme con Francesca, mia moglie, Mara e Antonio, i miei figli. Dopo il diploma di maturità ho frequentato la facoltà di lettere, prima a Pisa e poi al Magistero di Messina, nel 1985ho aperto insieme a Gioacchino, mio fratello, una libreria che ho gestito per 14 anni, contribuendo a farla diventare il riferimento culturale della città.
Lunatico e iperattivo nel corso degli anni ho coltivato passioni e interessi, per la lettura per il teatro, il cinema, la musica e per l'enogastronomia. Per alcuni anni sono stato fiduciario di Slow Food.
Da 10 anni insegno nella scuola Primaria, sono stato collaboratore del dirigente e da diversi anni sono referente per le innovazioni tecnologiche nella mia scuola. Sono stato tutor nei corsi INDIRE MONFORTIC A e B e tutor nei corsi Indire DL.59 e in vari corsi di formazione per docenti relativi all'utilizzo delle tecnologie informatiche nella didattica, organizzati da Istituzioni Scolastiche della provincia di Catanzaro. Negli ultimi 2 anni mi sono occupato della LIM (lavagna interattiva multimediale) e della sua integrazione nelle attività di classe.
Tre anni fa ho deciso di iscrivermi alla IUL per soddisfare una rinnovata voglia di studiare.
Ed ora eccomi qui a scrivere un blog per l'esame di Editing multimediale, la cosa si prospetta molto interessante.