mercoledì 13 maggio 2009

venerdì 8 maggio 2009

la cultura

Scrive Andreas su FB:"La cultura non dipende dal numero di nozioni possedute ma dal numero di connessioni stabilite fra di esse"
Io ho commentato il suo Post aggiungendo:"la cultura dipende dallo scarto e dalla differenza che le connessioni riescono a costruire manipolando e pensando oggetti culturali"
Riprende Andreas: "Ok, ma cos'è un oggetto culturale? Forse qualsiasi oggetto del mondo allorché ci si sforzi di contestualizzarlo?"
l'argomento mi sembra molto interessante, così ho cercato in rete ed ho trovato queste slide

domenica 3 maggio 2009

RIFLESSIONE SULLE ROUTINE COMUNICATIVE IN CLASSE.

Generalmente, l’analisi e lo studio dei processi comunicativi mettono in evidenza che nelle interazioni comunicative seguiamo sempre particolari regole e routine, soprattutto nelle conversazioni ( come l’organizzazione dell’alternanza dei turni tra chi parla e chi ascolta, oppure lo scambio di segnali discorsivi).

Questo avviene in contesti formali, ma la comunicazione in classe non è legata soltanto a questi meccanismi. E necessario sottolineare, infatti, che in una Istituzione formale, una scuola, una classe, vi sono regole ulteriori, determinate proprio dal fatto che la comunicazione formativa esplica una particolare funzione all’interno della società.

La funzione fondamentale è quella di produrre conoscenza e apprendimento attraverso lo scambio , l’approfondimento , l’analisi di significati culturali.

Le pratiche comunicative nella mia classe.

Devo premettere che l’interazione da sola non crea apprendimento, quindi le comunicazioni nella classe non sono casuali o frutto di improvvisazioni, ma alla base ci sono io, che progetto le molteplici possibilità interattive per perseguire l’obiettivo prescelto, affrontare l’argomento disciplinare o consolidare una competenza. Per fare questo mi sforzo sempre di pre- vedere la lezione, cercando di capire quali strategie comunicative mettere in atto . Quindi è evidente che la questione centrale è legata alla progettualità di chi conduce la classe.

Se ad esempio organizzo una lezione in cui voglio presentare un argomento indicandone le caratteristiche principali, e fornire le informazioni propedeutiche all’approfondimento, oppure intendo avviare un’attività pratica e sento la necessità di motivarla adeguatamente, in questi casi le interazioni si strutturano in modalità che poteri definire ” faccia a faccia” e graficamente rappresentarla in questo modo,

Fig. 1 le interazioni in cui si presenta una lezione o si motiva ad un’attività

In questo caso la comunicazione ha una direzionalità, nel senso che essa ha origine dal docente e giunge agli alunni. Solitamente tra gli alunni non c’è interazione e devono cogliere il maggior numero di informazioni possibile. Ciascun ascoltatore elaborerà in modo personale le informazioni raccolte: alcune saranno considerate altre no, alcune verranno ricordate e altre no, alcune verranno tralasciate e altre considerate significative.

Questo tipo di lezione – interazione vale solo per gli esempi citati, ma nel caso in cui mi rendo conto che la distribuzione delle informazioni deve essere attivata sulla maggior parte dei canali riceventi e che quindi l’interazione deve essere bidirezionale, allora propongo una lezione in cui attivo la discussione, che può essere rappresentata graficamente così,




Come si può notare in questo caso si strutturano canali comunicativi orientati in più direzioni. Il mio compito è ovviamente quello di docente conduttore, cioè fare in modo che la discussione sia sempre centrata sull’argomento principale, che ciascuno possa avere la possibilità di prendere la parola, che i concetti espressi siano chiari a tutti.

In tale situazione è importante che gli alunni siano formati alla discussione, ne conoscano le regole, questo permette, inoltre la possibilità che si possano formare piccoli gruppi di discussione non diretti completamente da me, ma con ruoli ben definiti e con compiti, documenti e stimoli da analizzare.

Quando è utile questa pratica comunicativa? Io ritengo utile avviare le discussioni quando affronto tematiche impegnative che portano concetti ricchi di significati, perché ritengo che attivare lo scambio di idee e di percezioni su quei concetti sia più probabile iniziare a costruire significati condivisi.

Il rischio di questa interazione è la confusione, la perdita dell’obiettivo principale.

Questi sono solo due esempi delle routine comunicative che metto in campo durante la conduzione della classe.

Ci sono altri esempi in cui ho necessità di attivare processi cooperativi- collaborativi tesi al problem solving, in questo caso le interazioni sono più complesse e diversificate.

Delle dinamiche e delle costruzioni di gruppi cooperativi collaborativi ne parlerò in un altro post.